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Vigilanza privata: dal Ministero una circolare contro l’abusivismo

Di recente il Dipartimento di Pubblica Sicurezza ha diramato una circolare volta a definire una linea di demarcazione tra i servizi di vigilanza privata e il portierato
Il 24 aprile scorso il Ministero dell’Interno, in vece al Capo della Polizia Franco Gabrielli, ha diffuso una circolare recante oggetto:“Servizi di vigilanza e custodia del patrimonio altrui riservati agli Istituti di Vigilanza Privata e servizi di portierato – Contrasto dei fenomeni di abusivo esercizio delle attività di Vigilanza Privata”. La circolare ministeriale affronta lo spinoso tema della linea di confine tra le attività a carico delle guardie giurate e quelle svolte dai portierati. Tale comunicazione intende contrastare inoltre il fenomeno dell’abusivismo e dell’uso improprio di alcune figure professionali a discapito di altre. Questo comportamento implica non solo un danno al mercato degli Istituti di Vigilanza e della sicurezza complementare, ma anche un abbassamento del livello di sicurezza generale.
Nello specifico, la circolare riprende la normativa in materia per definire quali sono i servizi  che richiedono l’utilizzo “esclusivo” delle guardie giurate particolari. La circolare dichiara come attività imputabile al ruolo di guardia giurata “l’intervento diretto e attivo a favore della proprietà altrui nel caso di eventuali aggressioni, di cooperazione con le Autorità, gli ufficiali e gli agenti di polizia”. Queste attività ricadono nella definizione di “esigenze di sicurezza speciali”, descritte dagli articoli 256-bis, comma 2, R.D. n. 635/1940 e 133-134 del TULPS. Per il servizio di portierato invece si intende “una guardiana passiva del bene, senza che in capo all’operatore siano previsti obblighi di difesa del bene stesso”.
La comunicazione esplicita inoltre che l’esercizio di servizi “con esigenze di sicurezza speciali” da parte di personale sprovvisto della qualifica di guardia giurata implica il reato di abusivismo, punibile anche penalmente. La circolare attribuisce all’Autorità Amministrativa la valutazione della “specialità” delle esigenze di pubblica sicurezza.
Infine, il Ministero delinea un piano d’azione preventivo che consiste in due tipologie di interventi. Da un lato, “una corretta attività di informazione ed educazione” da parte delle Prefetture nei confronti di soggetti pubblici e privati che si avvalgono dei servizi di vigilanza privata e portierato. Dall’altro, sono previsti a seguire una serie di controlli su scala nazionale e “ad alto impatto”, la cui programmazione è rimandata ad una successiva comunicazione.

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