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Il mercato della sicurezza privata ha preso un orientamento che premia i “servizi fiduciari”

Il punto di vista di Alessandro Cascio, Presidente di APIS – Associazione Professionale Investigazioni e Sicurezza – in merito alla circolare contro l’abusivismo del Ministero dell’Interno
Qui di seguito pubblichiamo l’articolo che ci ha fatto pervenire Alessandro Cascio, Presidente di APIS, che esprime il proprio pensiero in merito alla circolare contro l’abusivismo emanata nei giorni scorsi dal Ministero dell’Interno.
Noi di StopSecret vogliamo dare voce attraverso il nostro magazine a tutti gli attori del settore, permettendo l’espressione del proprio punto di vista anche se non sempre coincide, come contenuto, forma o approccio con il nostro pensiero.
Tuttavia vogliamo che la nostra piattaforma possa essere un mezzo per aprire un confronto ed un dialogo positivo di incontro per i tanti protagonisti che operano nel settore. Abbiamo quindi deciso di non adottare censure proprio per stimolare un dibattito proficuo e di crescita positiva, dando quindi spazio ad eventuali risposte o opinioni.
A voi l’articolo di Alessandro Cascio, buona lettura!
“Inizierò con lo stabilire che apprezzo l’iniziativa del Ministero dell’Interno, anche se parlare di “abusivismo” da parte dei servizi di portierato in assenza, fino ad oggi, di significative azioni penali a carico degli eventuali trasgressori, appare eccessivo e demagogico.
Mi sembra – invece – che si siano volute assecondare le lagnanze, a mio giudizio, infondate e  prive di riscontri oggettivi, provenienti dal comparto della vigilanza privata e dalle loro associazioni di categoria, che – probabilmente – vuole accaparrarsi l’intero mercato facendo leva sul presupposto che l’operatore disarmato sta letteralmente spopolando.
L’abusivo esercizio di una professione (art. 348 c.p.) per la quale è prevista una speciale abilitazione dello Stato è notoriamente un reato penale ed anzi la “Riforma Lorenzin” ha introdotto delle novità, inasprendo di fatto le pene e non solo. Alla luce di una recente sentenza (n. 52618 del 22/11/2018) – infatti – integra il reato di cui sopra persino il compimento di attività non esclusive ma caratteristiche di una determinata professione.
Ciò specificato è positivo che il Dipartimento della Pubblica Sicurezza abbia emanato una “circolare” in cui sottolinea quali siano i perimetri di intervento di pertinenza esclusiva delle guardie giurate ma resta il dubbio che tali ipotetici fenomeni di abusivismo siano così diffusi da minare il core business degli istituti di vigilanza, in crisi per ben altre ragioni.
È – invece – palese che il mercato della sicurezza privata ha preso un orientamento che premia i “servizi fiduciari” (terminologia sconosciuta alla circolare in esame) i cui addetti sono – oramai – il doppio delle G.p.G., figura sostanzialmente in declino, e questo – probabilmente – genera un allarmismo ma pure un interesse specifico da parte degli operatori economici del settore.
Il dubbio legittimo è che qualcuno vorrebbe monopolizzare l’intero comparto della “security”, avendo compreso che l’operatore disarmato sta avendo una diffusione notevole. E qual è la via più breve per accaparrarsi questa fetta di mercato? Semplicemente bisogna regolamentarlo!
Ecco che i possessori delle licenze prefettizie ambiscono – verosimilmente – ad assoggettare sotto la propria egemonia anche i servizi di portierato e strumentalizzano il malcontento delle guardie giurate per focalizzare l’attenzione delle Istituzioni su un problema finto, a mio avviso persino architettato allo scopo.
Nel suo excursus il Ministero auspica, senza averne titolo, che vengano rettificati i CCNL a cui sono soggetti gli operatori dei servizi fiduciari poiché ipotizza che vi siano previsioni non allineate alla norma contenuta nel nostro anacronistico TULPS cui soggiace il settore, dopodiché compie una lunga e discutibile (per gli addetti ai lavori un ripasso) elencazione dei servizi riservati agli istituti di vigilanza, richiamando anche i cosiddetti “obiettivi sensibili” sanciti dal D.M 269/’10; però il Ministero dimentica una sentenza del TAR Lazio del 2013 che ha abrogato di fatto gli obiettivi sensibili rendendo evanescente o nullo quanto stabilito dal D.M. citato.
La circolare – in ogni caso – afferma e specifica che la committenza gioca un ruolo determinante nello stabilire se i siti da sorvegliare rientrino o meno nella fattispecie di cui sopra. Tenetelo bene a mente.
Al paragrafo 5 il Dipartimento di P.S. affronta l’annosa questione dell’antitaccheggio. La fonte citata, ovvero il Vademecum Operativo, stabilisce inequivocabilmente che la sorveglianza dei beni esposti alla pubblica fede spetta agli I.V.P. e l’attività di portierato è pure essa legittima poiché la sola presenza di un operatore (seppure disarmato, aggiungo io) può servire a dissuadere eventuali intrusioni o altre azioni dannose per cui si concretizza – comunque – una forma di tutela dei beni altrui (guardiania passiva). Ecco che le modalità – come da sempre sostenuto dallo scrivente (v. articolo) – attraverso cui viene impostato il servizio diventa la discriminante su cui si fonda la legittimità o meno dello stesso.
Mi preme fare un appunto – infine – riguardo i requisiti certi per appartenere alla categoria delle guardie giurate e a quelli ipoteticamente dubbi relativi agli operatori dei servizi fiduciari che secondo un bislacco convincimento del Ministero potrebbe (il condizionale è quanto mai opportuno) abbassare la qualità dei servizi erogati aumentando i rischi delle strutture affidate a questi ultimi.
Sicuramente al Dipartimento di P.S. sfugge (per così dire) che le imprese commerciali esercenti servizi ausiliari, fiduciari e integrati (portierato), in particolare se vogliono operare all’interno della Grande Distribuzione Organizzata o altrove, debbono partecipare alle gare di appalto e avere di riflesso requisiti rigorosi (DURC, DUVRI, UNILAV, ecc.) e persino – spesso – certificazioni quali ISO 9001 e questo ha determinato una selezione naturale di aziende “per bene” con tutte le carte in regola per potersi qualificare come idonee e all’altezza del ruolo, guidate – sovente – da security manager certificati (UNI 10459:2017) e che nulla hanno da invidiare agli Istituti di Vigilanza.
Naturalmente non escludo vi siano anche imprese di portierato, come in qualunque altro settore, sottotono e sprezzanti delle regole. Verso costoro sono certo eserciti una giusta rivalsa innanzi tutto il “mercato”, prima ancora del nostro impianto normativo.
Tutto ciò specificato l’auspicio resta quello di non condizionare un settore in forte crescita (servizi fiduciari), a suo tempo liberalizzato, e che assicura migliaia di posti di lavoro con trovate ingegnose volte a creare monopoli illegittimi contro i quali si avrebbero reazioni adeguate in tutte le opportune sedi.”
Alessandro Cascio
Presidente APIS (Associazione Professionale Investigazioni e Sicurezza)

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