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Cyber security, oltre 73 milioni di intrusioni al giorno

Dalla pandemia in poi, gli attacchi informatici sono aumentati in modo esponenziale. E il problema riguarda tutti, imprenditori, manager e dipendenti. Tra le altre cose, lo smart working contribuisce ad indebolire le difese cyber delle aziende. Quali sono le soluzioni?

Cyber security: nell’ultimo anno le intrusioni sono aumentate del 9%

Dalla pandemia in poi, un settore che non ha accusato crisi o ricadute è quello del cyber crime.

Con l’aumento dell’utilizzo della tecnologia e di Internet è corrisposto un aumento dei crimini informatici che ha raggiunto picchi mai visti prima, mettendo in seria difficoltà aziende e organi istituzionali. Nel frattempo, gli hacker hanno avuto modo di elaborare nuove strategie d’attacco, sempre più raffinate e in grado di causare ingenti danni economici alle proprie vittime.

L’utilizzo dei ransomware è cresciuto notevolmente ed è la causa principale dei data breach aziendali. Al tempo stesso, un’altra tecnica che va per la maggiore è quella del phishing che colpisce indistintamente aziende e privati e che rimane la principale causa di frodi e truffe online.

“Sono circa 73,1 milioni al giorno le intrusioni a seguito di attacchi cyber che oggi si verificano nel mondo, di cui 17,1 milioni di malware attaccano aziende, governi e organizzazioni” ha dichiarato Athos Cauchioli, hacker etico. “Oggi, il 70% della banda, quindi della velocità di internet, è utilizzata da software che cercano ogni giorno di penetrare aziende, società o truffare singoli individui. Da settembre 2021 a settembre 2022 si è registrato un aumento delle intrusioni del 9%”.

Il problema della formazione e della supply chain

Il tema della formazione rimane una delle questioni più spinose quando si parla di cyber security. Nella maggior parte delle aziende, in particolare nelle PMI, questo argomento viene spesso sottovalutato. In alcuni casi, invece, non viene affrontato per mancanza di budget.

Tuttavia, la formazione dovrebbe riguardare tutte le risorse presenti in azienda, dalle figure apicali ai dipendenti, compresi i collaboratori esterni e i fornitori. Molto spesso, infatti, i criminali informatici tendono a sfruttare la supply chain per accedere al sistema IT delle aziende target. Un’altra pericolosa porta d’accesso è rappresentata dal pc o dalla rete dei dipendenti che lavorano in smart working, tendenzialmente meno protetti di quelli aziendali.

Raramente questi aspetti vengono presi in considerazione dalle imprese, “almeno fino a quando non toccano direttamente”, sottolinea Cauchioli. E quando toccano, purtroppo, è già troppo tardi e fanno male.

Secondo una recente indagine di Atlas Vpn, ogni cyber attacco costa in media 100 mila dollari per il 40% delle aziende, mentre il 22% subisce perdite che possono arrivare fino a 500 mila dollari. Danni economici, operativi e reputazionali che hanno un impatto devastante sui bilanci aziendali e che molto spesso vengono taciuti per evitare ulteriori ripercussioni.

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