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Assistenti civici, perchè? L’intervista a Franco Cecconi, Presidente AISS

La video intervista a Franco Cecconi, Presidente di AISS, riguardo all’iniziativa statale degli “assistenti civici”: vanno tutelati gli addetti alla sicurezza, indipendentemente dall’associazione di categoria alla quale appartengono.

Pare si stia creando una brutta sovrapposizione: in seguito al coronavirus si sono resi necessari dei controlli, dal supermercato ai negozi più piccoli, dagli ospedali, ai musei, alle strade e ai luoghi di ritrovo come bar, pub e giardini.

Il Ministero assegna tale ruolo di controllo a degli operatori volontari, i cosiddetti “assistenti civici”.  Non è ben chiaro in quali mansioni essi si diversifichino rispetto ai già presenti e formati lavoratori del settore sicurezza sussidiaria, attualmente a casa, senza stipendio, visto il grave crollo degli eventi e dei settori che necessitavano appunto del loro impiego.

“Siamo già formati, abbiamo già verificato presso le prefetture i nostri requisiti morali, abbiamo già verificato che le aziende che si impiegherebbero siano sane e dotate regolarmente di licenza di polizia” – così esordisce Franco Cecconi, Presidente AISS, Associazione Italiana Sicurezza Sussidiaria.

Attualmente sono più di 250.000 gli operatori del settore e la maggior parte di loro sono fermi, nonostante abbiano tutte le carte in regola per poter aiutare lo Stato nella gestione del post emergenza. Cecconi continua: “Non si tratta naturalmente soltanto degli aderenti alla nostra associazione, parlo a nome di tutti, indipendentemente dall’associaizone di categoria di appartenenza. Siamo dei lavoratori da tutelare.”

Cecconi continua amareggiato: “A che pro cercare altre figure, quando esistono già e hanno dei precisi controni giuridici? A che pro creare uno steward di spiaggia, con una formazione di quattro ore? Cosa si può insegnare in quattro ore? E a che pro inserire uno steward di spiaggia, quando ci sono già gli addetti al controllo che lavorano da anni sul litorale?”

Torniamo quindi alla domanda inziale:

Perchè spendere soldi pubblici per formare delle persone, quando ce ne sono di già formate e disponibili a lavorare?

Perchè non si tiene conto dell’esperienza e della competenza degli addetti alla sicurezza?

Perchè non si considerano le tasse che le aziende pagano per poter lavorare e poi si toglie loro completamente anche solo la possibilità di farlo?

Cecconi conclude: “Siamo pronti a scendere in piazza per una protesta civile. Siamo lavoratori anche noi, siamo professionsiti anche noi, o ci fanno lacvorare o ci danno dei sussidi consistenti”.

Guarda la video intervista:

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