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Sicurezza, nasce Serics per la cybersecurity

Il 13 dicembre l’Università di Salerno ha inaugurato il progetto Serics, neonata fondazione italiana per la ricerca in cybersecurity. Serics riceverà 116 milioni di euro dal Ministero dell’Università e della Ricerca, da distribuire su 27 progetti affidati ad atenei ed enti in tutta Italia

Al via il progetto Serics, per la ricerca in cybersecurity

Il 13 dicembre è stata inaugurata la fondazione Serics, acronimo di “Security and rights in the cyber space”, un progetto avviato dall’Università di Salerno per alimentare la ricerca nel campo della cybersecurity. Serics riceverà 116,36 milioni di euro dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR). La fondazione rientra in una strategia del MUR che cercava una formula per assegnare 1,61 miliardi dei fondi europei del PNRR a ricerca di base e applicata.

Il progetto coinvolge altri atenei, enti ed aziende, con l’obiettivo di contrastare l’aumento degli attacchi informatici, che con il passare degli anni sono diventati sempre più subdoli, minacciosi ed insistenti. “Il Paese ha l’esigenza di irrobustirsi di fronte all’aumento degli attacchi informatici” ha spiegato Vincenzo Loia, rettore dell’Università di Salerno. “Abbiamo l’opportunità di fare massa critica su questi temi. Abbiamo riunito 350 esperti e puntiamo al raddoppio. Dobbiamo fare 130 assunzioni di ricercatori, di cui il 40% al Meridione e un altro 40% di ricercatrici”.

Quali sono gli obiettivi della fondazione?

I finanziamenti erogati a Serics serviranno a sostenere 27 progetti di ricerca affidati ad atenei ed enti di tutto il Paese. Questi progetti affronteranno dieci aree tematiche che comprendono: regole, diritti e formazione in ambito cybersecurity; lotta alle fake news; strumenti di analisi e prevenzione degli attacchi da sistemi di allerta precoce a nuove funzioni per far emergere vulnerabilità; sicurezza dei sistemi operativi; studi in ambito di crittografia; software sicuri; protezione delle infrastrutture; gestione del rischio; tutela della privacy; trasformazione digitale.

Dei 116 milioni a disposizione, 48 saranno investiti al Sud, 91,3 andranno alla ricerca di base e 9,4 a quella industriale. 2,4 milioni serviranno per lo sviluppo, 11,2 per l’aiuto ai poli dell’innovazione e 1,8 per la formazione. Della fondazione fanno parte undici università (da Venezia a Cagliari), sette centri di ricerca (tra cui la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e la Fondazione Bruno Kessler) e sei aziende, di cui Leonardo, Eni, Fincantieri, Intesa Sanpaolo, Deloitte e Telsy, il braccio di Tim che si occupa di cybersecurity.

“Abbiamo identificato 27 progetti che afferiscono ai 10 spoke che dovranno redistribuire i fondi” ha sottolineato Loia. “Abbiamo creato programmi tematici e non territoriali, che, tra le altre cose, si occupano di aspetti etici, sociali, di hardware e crittografia”.

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