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Sicurezza, incomprensione a livello di Guardia

Nella vicenda degli “assistenti” civici preposti al controllo di distanziamento e assembramenti, ancora una volta sarebbero stati ignorati i professionisti. Un’opportunità negata per un settore già pesantemente colpito dall’emergenza.

Probabilmente le Guardie Civiche non ci “guarderanno”.
Sembra che nessun volenteroso dilettante rischierà le proprie e le altrui ossa impartendo ordini poco autorevoli a cittadini già stressati e irritabili, causa mesi di lockdown e incertezza sulla ripresa futura.
Pare che nessun improvvisato sceriffo senza stella scioglierà assembramenti e misurerà distanze tra un tavolo e l’altro, tra uno spritz e un moscow mule.

E questa è la buona notizia. Perché il coro di obiezioni e proteste, per una volta quasi unanime, dà l’impressione di aver costretto il Governo alla marcia indietro, su un’idea che nel migliore dei casi può essere definita “ingenua”, almeno dal punto di vista delle annunciate scelte operative.
Stabilire un rapporto immediato con le persone, basato su autorevolezza e fiducia nell’esperienza, prima ancora che su un’uniforme o una qualsivoglia investitura dall’alto, più o meno chiara, più o meno credibile, non è un lavoro facile, né per tutti.

Da qui, naturalmente, iniziamo a intonare le dolenti note. Che, per quanto ci riguarda, la situazione Covid e post-Covid ha reso solo più amare del solito: a una certa noncuranza, a sintomi accennati di sordità e cecità, da parte delle istituzioni siamo abbastanza abituati, da un bel pezzo. La tragicomica parabola delle Guardie Civiche non fa che aggiungere l’ennesima nota acidula al rapporto politica-comparto della sicurezza.
Perché quando si pensa di affidare un compito delicato e spinoso a dei “dilettanti allo sbaraglio” e si ignora un intero settore formato, esperto, capace, in molti casi “certificato” dalle stesse forze dell’ordine, si pensa male. E si pensa peggio quando s’ipotizza di affidare un’attività specializzata a chi, bene o male, un reddito già lo percepisce, invece che a professionisti attrezzati i quali, in questo momento storico-sanitario, stanno soffrendo più di quasi tutti gli altri, causa stop a locali, eventi, ritrovi, festival e quant’altro.

Gli addetti alla vigilanza e alla sicurezza, con le aziende che li impiegano e le sigle che li riuniscono (250mila persone circa) sono i grandi dimenticati nel caos magno della pandemia e della ripartenza.
Se lo scivolone del Governo ha avuto un merito, è stato proprio quello di farlo ricordare a tutti, tramite le associazioni di categoria ma anche per merito, ad esempio, di un’ insospettabile Protezione Civile.
Come accennato, si tratta solo dell’ultimo atto di una dialettica che appare gravemente distratta, da parte di organi e amministrazioni pubbliche, anche a fronte di innumerevoli proposte intelligenti e utili provenienti dalla controparte. Qualche riconoscimento, molte battute a vuoto.
Nulla di nuovo, come dicevamo: in questo mondo, anche da questo punto di vista, l’emergenza è normalità.

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