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Dark pattern e geolocalizzazione: Google pagherà 9,5 milioni di dollari

Google pagherà 9,5 milioni di dollari al distretto di Columbia dopo aver ripetutamente ingannato gli utenti per accedere ai dati sulla loro posizione e aver violato la loro privacy.

L’azienda californiana ha accettato in via extragiudiziale un accordo con cui dovrà pagare 9,5 milioni di dollari per aver ingannato gli utenti e aver ottenuto l’accesso ai dati sulla loro posizione.

La decisione, annunciata dal procuratore generale di Washington DC Karl A. Racine, ha riguardato delle pratiche adottate dall’azienda nel 2018, tra cui quelle di dark pattern. Ma che cos’è e in cosa consiste? L’espressione, coniata nel 2010, indica un’interfaccia creata per indurre gli utenti a compiere azioni indesiderate e svantaggiose per loro.

Dark pattern, l’accusa a Google

Nel caso specifico, l’azienda di Mountain View aveva sfruttato i cosiddetti dark pattern per tracciare la posizione geografica dei propri utilizzatori attraverso delle app. I dati raccolti, come nel caso Meta, venivano utilizzati per creare dei profili personalizzati a scopo pubblicitario senza il loro consenso.

Google ha quindi deciso di porre fine alla vicenda tramite un accordo che prevede il versamento di 9,5 milioni di dollari a Washington. 20 milioni di dollari verranno pagati anche allo stato dell’Indiana per lo stesso capo di accusa. Questi, sommati ai 391,5 milioni già pagati a novembre, costituiscono un totale di 421 milioni di dollari di sanzione. Non solo: oltre a ciò, l’azienda californiana dovrà inviare agli utenti delle notifiche per chiarire come disabilitare le impostazioni di tracciamento ed eliminare i relativi dati.

Secondo Racine, è giusto che i consumatori sappiano in che modo le informazioni vengono raccolte, tracciate e utilizzate dalle aziende tecnologiche, specie quelle sui loro spostamenti. E’ importante infatti che agli utenti venga data la possibilità di scegliere se essere tracciati o limitare la condivisione dei dati con terze parti.

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